BY: Irene Barbruni

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Alice
di W. Allen (USA, 1990)

USA 1990. Regia: W. Allen. Cast: M. Farrow, W. Hurt.

In questo film W. Allen racconta la storia di una donna che esce dalla propria immaturità e ritrova se stessa. La protagonista vive a New York con il marito e due figli; non sentendosi soddisfatta della sua vita ricerca in un rapporto extraconiugale l’amore. Per mezzo di un’erba fornitale da un medico cinese, acquista la capacità di diventare invisibile e grazie a questa capacità scopre i tradimenti del marito e la falsità delle amiche.

Alice è una donna mite che vive una vita che sembra non combaciare con il suo reale modo di essere. La sua aspirazione giovanile, di diventare una missionaria e aiutare i poveri, è nettamente in contrasto con la vita che conduce con il marito. Le giornate passate a far shopping e il rapporto di coppia non la realizzano come persona. Attraverso le bizzarre esperienze che il medico cinese le fa provare riscopre man mano se stessa e gli altri. Con maggior consapevolezza alla fine ritrova uno stile di vita più vicino alla sua indole.

Le amicizie di Alice sono legate all’ambiente sociale in cui vive, caratterizzato da famiglie ricche legate da rapporti superficiali. Scoprirà la falsità delle donne che credeva sue amiche. Inoltre vive un rapporto non soddisfacente con il marito ma che lei crede comunque fedele e quando scopre la sua infedeltà è come se vedesse finalmente la realtà del suo matrimonio, che è ormai finito.

Mentre all’inizio Alice vive una genitorialità distaccata e mediata da altre figure, tipiche di una famiglia benestante, alla fine della storia riscopre finalmente un modo di essere madre più consona alla sua personalità. Infatti, anche nel piccolo appartamento in cui decide di vivere con i suoi figli è più vicina a loro.

La corporeità è fortemente influenzata dalle proiezioni negative del marito e il suo agire è bloccato da una falsa visione della realtà che è determinata dalla sua decisione inconscia di rimanere sotto l’ottica mediocre del marito. Il medico cinese che le da la possibilità di essere finalmente libera di esprimersi.

La tipologia di conoscenza è prima ingenua e mediata dalla visione della figura di riferimento che è il marito, ma in un secondo tempo la protagonista ritrova un’autentica e personale conoscenza delle cose. Anche l’aspetto spirituale, che è prima tradito e poi ritrovato, consiste nel dedicarsi ad una vita più autentica e dedita agli altri.

Alice racconta la frustrazione che vive per non aver realizzato i sogni che aveva da giovane. La stessa frustrazione di cui parla Maslow (Motivazione e personalità, 1973), ossia quella che riguarda la mancata soddisfazione del bisogno di esplorare le proprie capacità, fondamentale per la ricerca dell’identità. Il medico cinese le fornisce gli strumenti per prendere coscienza delle ragioni del suo malessere e per affrontare la situazione cercando una soluzione.

La protagonista alla fine del film riprende il suo sogno giovanile di diventare una missionaria e abbandona il benessere, il lusso e il marito portandosi via i figli. Alice si discosta dall’immagine della donna in carriera che deve dimostrare il proprio valore e le proprie capacità attraverso il successo lavorativo. Infatti ella insegue il proprio sogno sviluppando le proprie aspirazioni e capacità interiori e mettendole al servizio degli altri.

I primi due film esaminati presentano due tipi di donna che cercano di realizzarsi seguendo le proprie aspirazioni. La protagonista di Una donna in carriera nel lavoro, mentre la protagonista di Fiori d’acciaio nel diventare madri. Entrambe devono lottare duramente per raggiungere il proprio obiettivo, quindi sono donne determinate che non si fermano di fronte alle difficoltà e avversità della vita. Il personaggio di Alice, un film che rimane a cavallo tra gli Anni Ottanta e Novanta, invece, è una donna con delle caratteristiche differenti dalle donne precedenti. Infatti appare all’inizio del film una persona che si lascia guidare dal marito e non ha un agire perentorio e deciso come per esempio abbiamo osservato in Una donna in carriera, malgrado ciò alla fine del film ritrova se stessa e sceglie un tipo di vita non ricercando il successo professionale né cercando di dimostrare il proprio valore in modo appariscente, ma coltiva il sogno che aveva da ragazzina diventando una missionaria e continuando a prendersi cura dei suoi figli. Sembrerebbe quindi una donna libera dal dover dimostrare il proprio valore agli altri.

Un altro film, sempre del 1990, che ha segnato una svolta per quanto riguarda i personaggi femminili di quegli anni è Pretty Woman di G. Marshall (USA, 1990). Un film che racconta la storia d’amore tra un ricco uomo d’affari (R. Gere) e una prostituta, interpretata da J. Roberts, una sorta di moderna Cenerentola. Il ricco uomo d’affari la incontra per caso e la ingaggia per una settimana per avere un’accompagnatrice alle cene di lavoro. Lui le insegna a vivere nell’alta società, mentre lei gli fa scoprire i sentimenti. Il personaggio femminile qui rappresentato è una donna che non è consapevole di vivere un’esistenza che non la valorizza come donna e come persona. Alla fine della vicenda ella riacquista fiducia in se stessa e nelle sue capacità. La storia d’amore tra i personaggi cambia radicalmente la vita di entrambi: lui impara a vivere i propri sentimenti e lei riacquista amore per se stessa e si valorizza di più.

Quindi tra la fine degli Anni Ottanta e l’inizio degli Anni Novanta si può osservare un tipo di femminile che si discosta dall’immagine di donna in lotta per affermare se stessa e che con determinazione affrontano le avversità, infatti si possono osservare delle donne in difficoltà e non consapevoli di quello che vogliono realmente. In Alice, di W. Allen (USA 1990) vediamo una donna infelice ma non cosciente delle ragioni che rendono la sua esistenza vuota, in Pretty Woman, di G. Marshall (USA 1990) una donna che non si accorge di vivere tradendo le proprie aspirazioni e anche in Sirene (Mermaids) di R. Benjamin (USA 1990) si può osservare una madre che con difficoltà cerca di affrontare i problemi che la vita le propone. Tutte donne che traggono dalle proprie esperienze una nuova forza che permette loro di ritrovare un’esistenza più autentica.

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