BY: Irene Barbruni
L’abitudine di riposarsi, soprattutto nel periodo più caldo dell’anno, ha radici lontane e nel secolo scorso è stato anche sancito, per quanto riguarda i lavoratori dipendenti, dal diritto alle ferie retribuite (in Italia nel 1927 dalla Carta del Lavoro e successivamente dalla Costituzione).
Il periodo estivo è caratterizzato, al di là delle possibili e numerose eccezioni, da una pausa più o meno lunga dalla scuola per i bambini ed i ragazzi e dal lavoro per gli adulti. Spesso l”evasione” dalla propria città accompagna il momento del riposo in cui le persone sentono il bisogno di cambiare i propri ritmi e sperimentare una quotidianità differente.
Dal punto di vista psicologico, spesso anche solo l’idea delle vacanze aiuta a sopportare meglio lo stress della vita lavorativa. Sappiamo che oggi si lavora di meno rispetto ad alcuni decenni fa, ma si osserva una maggior correlazione tra lavoro, ansia e percezione di stress. Lo stress percepito dal lavoratore riguarda sia chi svolge un ruolo esposto, quindi percepisce l’impossibilità di far fronte a tutte le responsabilità a cui è sottoposto, sia chi ha un impiego meno impegnativo rispetto alle capacità individuali. Ecco che le vacanze, quindi il momento di “evasione” dagli impegni lavorativi, diventano maggiormente carichi di aspettative: il periodo di ferie diventa prezioso per sperimentare uno stile di vita differente che permetta di rigenerare corpo e mente.
Affinché sia un periodo di vero riposo rigenerante, occorre che si possa distaccare dalle solite modalità. In un’ era consumistica le vacanze sono certo distrazione dal lavoro, ma non dal consumismo; per cui anche durante le ferie le persone tendono infondo a fare le stesse cose, e ripetere lo stesso stile di vita. L’idea di un distacco la ritroviamo già in un testo antico come la Bibbia: “Il settimo giorno Dio si riposò”. L’anno sabbatico era proprio il settimo anno in cui era saggio cercare una temporalità diversa, più rispondente alle esigenze delle spirito, meno vincolata dalla prepotenza dei bisogni economici e materiali. Qui sta la differenza: la vera vacanza è proprio quella che tiene conto delle esigenze psicologiche e spirituali. Cercando quindi di ritrovare, nella meta e nelle attività che si svolgono, quelle esperienze di sé che aiutino a recuperare le energie fisiche, psicologiche e spirituali profuse nell’attività economica del lavoro. Quindi è saggio certo divertirsi spensieratamente, ma lo è ancor di più cercare di ritrovare il proprio centro, altrimenti la vacanza diviene un altro tempo entropico, cioè un tempo che disgrega la personalità.
Quindi buon divertimento e buon riposo nella misura e nella ricerca del proprio equilibrio.