BY: Irene Barbruni

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Segreti e bugie (Secrets and lies)
di M. Leigh (GB-Francia, 1996)

GB- Francia 1996. Regia: M.Leigh. Interpreti principali: B. Blethyn, P. Logan, M. Jean-Baptiste, T. Spall, C. Rushbrook.

Segreti e bugie racconta la storia dell’incontro di una figlia con la madre naturale. Siamo nell’Inghilterra degli Anni Novanta: alla morte dei genitori adottivi, una giovane donna nera, Hortense, decide di trovare la madre naturale e scopre che è una donna bianca di nome Cynthia, molto fragile e sola che vive una vita profondamente infelice. Cynthia ha un’altra figlia ventenne, con cui vive un rapporto conflittuale e difficile, e un fratello che rimane il suo punto di riferimento. Durante una festa di compleanno vengono fuori i segreti e le bugie che per anni hanno influenzato i legami affettivi e familiari.

Cynthia vive con la figlia in una condizione medio-bassa sia dal punto di vista economico che culturale. Entrambe sono impiegate in lavori che non sono fonte di realizzazione personale ma permettono loro solo una vita di stenti e povertà. Hortense, diversamente, proviene da una famiglia benestante e ha un alto livello di cultura che le permette di avere un lavoro che la realizza come donna e come persona. Hortense appare, quindi, una giovane donna equilibrata e realizzata dal punto di vista professionale. Decide di ricercare le proprie origini, la propria madre naturale, nel momento in cui la madre adottiva la lascia morendo all’improvviso. Sicuramente questa perdita ha lasciato nella vita della ragazza un vuoto che lei cerca di colmare scoprendo la storia della sua nascita, ma la sua scelta rimane, comunque, una decisione ponderata e sentita che comprende anche un desiderio di conoscenza di se stessa.

Cynthia è una donna sola e fragile. Vive una vita infelice e priva di soddisfazioni e si sente come sopraffatta dalla cattiva sorte e dalla sua incapacità di gestire la vita. Con la figlia non riesce ad instaurare un rapporto sereno, forse perché proietta su di lei gli errori che ha commesso nella sua giovinezza vedendola solo come la ripetizione di se stessa. E in questo suo tentativo di “salvarla” dal suo stesso destino provoca in lei aggressività e ostilità nei suoi confronti. Quando Cynthia incontra la prima figlia, avuta da giovanissima e mai vista, sembra trovare in lei quel senso di orgoglio e di dignità che sembra non aver mai provato nella sua vita.

Cynthia non parla direttamente dei suoi genitori. La madre è mancata quando il fratello era ancora piccolo e lei si è occupata di lui; del padre non si conoscono dettagli. Ma dagli avvenimenti che hanno caratterizzato la sua difficile adolescenza e giovinezza si può ipotizzare che non abbia avuto nessun punto di appoggio da parte di persone adulte e quindi abbia vissuto allo sbando, senza una guida. Dalle parole di Hortense si comprende come i genitori adottivi siano stati per lei un forte punto di riferimento, in modo particolare la madre. Hortense sembra vivere una vita piuttosto solitaria e caratterizzata da poche amicizie fondate, però, su un rapporto profondo che le fornisce un pieno appoggio umano e psicologico (lo ricaviamo dai dialoghi con un’amica).

Cynthia non ha amicizie se si esclude il rapporto con il fratello, che funge da appoggio e punto di riferimento nella vita della sorella. Nell’incontro con Hortense sembra trovare una nuova amicizia.

Il rapporto di coppia non è rappresentato in modo diretto ma per quanto riguarda Hortense, sembra che non sia vissuto come fondamentale per la propria identità l’avere un compagno nella vita, considerando anche comunque la giovane età. Invece Cynthia ha vissuto esperienze di abbandono da parte di uomini che, nel momento del bisogno, non le hanno dato sostegno e di conseguenza si trova in un momento della vita in cui non sembra più avere fiducia nel rapporto con l’altro sesso. Ha vissuto, in particolare nella sua adolescenza e giovinezza, gli incontri con i ragazzi in modo immaturo e poco riflessivo.

Cynthia ha vissuto la maternità molto giovane e quindi senza consapevolezza, trovandosi abbandonata a se stessa, nel dolore e nella solitudine. Da questi abbandoni ne ha tratto un senso di squalificazione della figura della donna e dell’essere madre. Inoltre essa vive il rapporto con la figlia come un altro fallimento della propria vita e teme che la giovane possa ripercorrere i suoi errori. Il fatto di conoscere Hortense e di scoprire una giovane donna realizzata e felice sembra farle provare, per la prima volta, orgoglio per qualcosa di positivo che ha saputo fare nella sua vita: in tale contesto riesce a fornire dignità alla propria maternità.

Le dimensioni, attraverso le quali l’identità si esprime, si differenziano notevolmente nei due personaggi. L’identità che traspare dal personaggio di Hortense sembra essere caratterizzata da un rapporto con se stessa e con il suo corpo equilibrato e sereno e anche il modo di agire riflette la sua maturità, consapevolezza e determinazione. Hortense è guidata verso la conoscenza di se stessa dall’incontro con la madre naturale e si può ritrovare l’aspetto spirituale nella spinta a ricercare il senso della propria vita volendo comprendere fino in fondo la sua storia legata all’abbandono della madre naturale.

Cynthia porta i segni sul viso del dolore e dello smarrimento che vive quotidianamente ed esprime attraverso il corpo il suo senso di fallimento e la sua poca fiducia in se stessa. Dall’esperienza del “essere lasciata dall’uomo” trae una cattiva identità di se stessa e del femminile in sé. E ciò in quanto è ancora una donna identificata nel paradigma di “essere la donna dell’uomo”. Il fare di Cynthia è caratterizzato da azioni “spente”, impaurite che denotano il suo vissuto di inferiorità. Nella sua adolescenza e giovinezza si è “gettata” alla conoscenza del mondo maschile in modo inconsapevole e imprudente; scontrandosi con una realtà dura che l’ha lasciata sola nel suo smarrimento. Queste esperienze l’hanno resa fragile e impaurita bloccando la sua voglia di conoscenza di sé e del mondo relazionale. Cynthia probabilmente nella sua vita difficile, fatta di delusioni e fallimenti, non trova spazio per una dimensione altra rispetto alla routine quotidiana, restringendo quindi i propri limiti esistenziali e spirituali.

Nel personaggio di Cynthia troviamo una donna che vive un’esistenza “povera” perché il passato e il contesto non le permettono di vivere in modo diverso, ma nel momento in cui recupera la relazione con la figlia il suo destino cambia. Si può allora ipotizzare che sia proprio la relazione a dare il benessere. Nel personaggio di Hortense si può osservare un tipo di donna che arrivata ad un alto livello di autorealizzazione ha quella sicurezza che le permette di attuare il suo bisogno di conoscenza di se stessa che, in questo caso, trova la sua concretezza nell’incontro con le proprie radici. Questa personalità sembra essere giunta ad una maturità tale de poter affrontare l’incontro doloroso con la propria madre con la consapevolezza della ricchezza che ciò può fornire alla propria crescita personale.

Il personaggio di Cynthia invece trasmette in tutta la scena un modo di percepire se stessa unicamente attraverso gli errori che ha commesso durante la propria giovinezza. Attraverso il linguaggio del corpo questa donna manifesta una chiusura al mondo determinata dalle delusione che la vita le ha portato. L’aspetto volitivo è totalmente schiacciato dai fallimenti del passato che formano un’immagine di se stessa negativa. La maternità e il vissuto di fallimento legato proprio a questo aspetto toglie ogni dignità a questa donna non solo come madre ma anche come donna.

Riprendendo il pensiero di Carotenuto (Riti e miti della seduzione, 1994), il quale spiega che l’incontro erotico è uno spazio privilegiato di relazione che può condurre alla conoscenza di sé, si può ipotizzare che le esperienze negative di Cynthia, riguardo questo aspetto, abbiano fortemente influito sulla sua spinta ad esplorare e conoscere il mondo. Quindi, si è verificata la dinamica per cui un fallimento conduce alla chiusura verso nuove conoscenze.

Queste due donne sono molto diverse da quelle descritte in film precedenti, come per esempio Una donna in carriera (Working girl) di M. Nichols (USA, 1988). Due tipi di femminile che non avrebbero trovato spazio in anni in cui erano rappresentate donne che volevano affermarsi come donne lavoratrici o come madri. Infatti, Hortense è una giovane donna che spinta dal bisogno di contatto e verità cerca la propria madre e la accetta con le sue debolezze e i suoi difetti. Cynthia è una donna rappresentata nella sua fragilità e nella sua sfortuna di essere vissuta in un ambiente sociale svantaggiato. Due donne che ritrovano nella loro relazione un valore per la propria esistenza.

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