BY: Irene Barbruni
Erin Brockovich
di S. Soderbergh (USA, 2000)
USA 2000. Regia: S. Soderbergh. Interpreti principali: J. Roberts, A. Eckhart, A. Finney.
Tratto da una storia realmente accaduta.
Erin Brockovich è un film del 2000 che racconta la storia vera dell’emancipazione di una donna sola, dal carattere intraprendente, in una società competitiva, sullo sfondo di drammi familiari provocati dal disastro ambientale.
Erin è una donna sola e con tre figli, molto intelligente, bella e determinata. Dopo un incidente d’auto cerca di farsi risarcire i danni ma non ottiene nessun indennizzo, però in compenso riesce a farsi assumere dall’avvocato che ha perso la sua causa. Riuscirà a denunciare e a battere una grande compagnia che, attraverso l’acqua, aveva avvelenato gli abitanti di una zona industriale. È una donna sicura di sé e determinata in quello fa; non è solo l’ambizione che la spinge ad uscire dalle mansioni che le competono ma una spinta a mettere in atto le proprie capacità.
Una donna in carriera che entra nel mondo del lavoro per necessità più che per volontà e soprattutto per l’essere prima che per l’avere. Una donna che si differenzia dalle protagoniste di Una donna in carriera (Working girl) di M. Nichols (USA, 1988) o di Baby boom di C. Shyer (USA, 1987) perché la sua determinazione in campo lavorativo è dettata dall’altruismo e dal senso di giustizia e non dall’egoismo della propria autorealizzazione.
Il carattere forte le permette di non abbattersi di fronte alle difficoltà ma di viverle come una sfida da superare. In questo è evidente il carattere emancipativo della protagonista: la lotta di una donna alla ricerca della sua identità in una società maschilista.
Il rapporto di coppia che vive la protagonista è basato sull’amicizia, sull’aiuto reciproco e sulla ricerca di equità. La maternità è agita ma non preclude il personaggio ad altre esperienze di sé; Erin è una madre premurosa e attenta che cerca di conciliare il lavoro con la famiglia.
Il corpo di Erin rispecchia ciò che è lei, le minigonne e i vestiti appariscenti non sono abiti di seduzione ma rappresentano il suo modo di essere: una donna che ha deciso di entrare in competizione con gli uomini e che ostenta la sua femminilità per imporre se stessa. Agisce senza fermarsi di fronte alle difficoltà anzi traendo da esse una spinta per andare oltre il limite; è un fare e un agire fortemente caratterizzato dalla lotta impavida per affermare i propri convincimenti. La conoscenza e il sapere di questo personaggio sono legate alla vita e alle prove che essa impone, infatti è una donna d’azione che appunto dall’azione ricava gli elementi che sviluppano le sue conoscenze.
La causa che combatte è dapprima vissuta come affermazione di se stessa e in un secondo tempo emerge in lei come sentimento di giustizia verso le persone che hanno bisogno di qualcuno che lotti per loro.
La protagonista rappresenta un tipo di donna che cerca di affermare la propria identità e di conciliare il ruolo di madre con quello di donna in carriera. Una donna che ha saputo conciliare la maternità e il bisogno di autorealizzazione superando l’idea che si debba scegliere tra lo spirito del sacrificio materno e la propria realizzazione personale (Pattis, Aborto: perdita e rinnovamento: un paradosso nella ricerca dell’identità femminile, 1995).