BY: Renato Barbruni

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The hours
di Stephen Daldry
Interpreti: Nicole Kidman, Julianne Moore, Meryl Streep, Toni Collette, Ed Harris, Claire Danes, John C. Reilly
Anno di produzione 2002

Il tema della ricerca di sé è in questo film espresso nella forma drammatica del conflitto tra omosessualità e pregiudizio sociale.
La prima donna ,Virginia (la scrittrice inglese Virginia Wolf),omosessuale che non riesce a trovare la forma esistenziale che le rappresenti adeguatamente la cognizione del sé profondo che ella vagheggia in se stessa, da cui trarrebbe un senso di adeguatezza e di serenità. La sofferenza psichica della donna è tutta decifrabile all’interno di questa dinamica intrapsichica, cioè tutta interna alla dialettica interiore dove le diversi immagini contraddittorie della propria anima si susseguono scavalcandosi senza la possibilità di ritrovare un filo che le armonizzi.
Laura, il secondo personaggio del film, è una donna che vive il dramma della propria natura, quindi della propria soggettività, scontrandosi con il ruolo assegnato alla donna di essere madre. Qui il dramma intrapsichico è sostenuto i quindi temperato nella dinamica relazionale: verso il marito e verso la progenie (li figlio già nato e quello che sta per nascere). Questi intrecci affettivi vengono vissuti come ciò che costituisce lo steccato invalicabile alla tensione auto conoscitiva ed auto affermativa della donna. Giacché la prima soluzione pensata (il proposito del suicidio) appare alla protagonista come l’unica soluzione: la morte come fuoriuscita dallo steccato. In essa è ancora presente la cognizione per cui la propria natura è colta come blasfema e irriverente nei confronti della vita relazionale-affettiva; l’abbandono della famiglia invece si colloca all’interno di una precisa cognizione per cui la protagonista scegli di trovare se stessa come punto essenziale e senso profondo del suo esserci nel mondo. Dinamica questa che il figlio subisce senza mai capire. Egli, identificato in questo abbandono, non riesce ad uscirne e vive la sua esistenza con senso tragico e fatalista.
La terza protagonista, Clarissa, vive liberamente la sua omosessualità non rinunciando alla maternità, ma ignara del grande valore della sua vita che passa nella sua esistenza.

Tre livelli di coscienza e tre livelli di dramma. Un buon esempio di come le idee (l’apparato ideologico), influisca sul senso drammatico della vita.
Più in dettaglio i personaggi sono prigionieri delle loro immagini interiori:

  • Lo scrittore che si suicida è preda dell’idea dell’abbandono da parte della madre, che invece se ne andò cercando la propria verità. Nel romanzo che scrive riporta la scomparsa della madre nella sua vita come un suicidio senza motivo; ciò allude alla quasi totale incomprensione del senso del gesto della madre. Egli ha trascorsola sua vita nella tortura della disperazione, ignaro perfino dell’amore che lo circonda: da parte del suo compagna che poi lo lascia e dice “Ho cominciato a vivere”, poi dell’amore fraterno a materno della cara amica.
  • Virginia per essere libera deve vivere una seconda vita: “Vostra zia vive in una altra vita quando scrive”. Non riesce a stare in nessun posto, poiché non sta nella sua pelle, nella sua forma. Un anima alla ricerca della propria dimensione, una dimensione neppure immaginata, da qui il terribile scacco esistenziale che la porta al suicidio.
  • Laura, dapprima è oppressa dal modo di pensare e di sentirsi colpevole e traditrice dell’amore altrui, poi sceglie la liberazione,alla ricerca della propria verità.
  • Clarissa, prima ignara , poi sempre più consapevole delle errate convinzioni che ne hanno disturbata la vita.

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