BY: Irene Barbruni

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Proseguiamo le nostre considerazioni sul mondo dello sport in età giovanile. Consideriamo individuali quegli sport in cui la prestazione è esclusivamente singola e non prevedere relazione significativa con il gruppo squadra. Come abbiamo già accennato durante le considerazioni sugli sport collettivi, l’aspetto agonistico non interessa molto la nostra riflessione che è finalizzata a discutere sulle potenzialità pedagogiche e psicologiche dell’esperienza sportiva. Comunque, come abbiamo detto, ciò che realmente distingue gli sport individuali da quelli di gruppo è la modalità di affrontare l’aspetto agonistico, ossia la responsabilità del risultato che può essere individuale o condiviso da un gruppo di sportivi. Questo aspetto, dal punto di vista psicologico, pone il soggetto in una posizione differente, rispetto agli sport di squadra, in quanto vi è una maggior propensione a contare sulle proprie risorse e ciò comporta una spinta verso una maggior autodisciplina. L’aspetto dell’autodisciplina in un giovane è fondamentale per lo sviluppo delle proprie capacità. Come hanno confermato diversi studi (ad es. quello degli scienziati dell’Università del Montreal pubblicato sugli Annals Journal of Health Promotion) l’attività fisica aumenta la capacità di concentrazione, il livello di attenzione e di autocontrollo e permette di ottenere migliori risultati scolastici.

Ovviamente gli sport individuali possono essere molto differenti tra loro e quindi possiedono potenzialità pedagogiche differenti. Per esempio, gli sport che pongono il soggetto a contatto con la natura (come lo sci, la vela, il nuoto, l’equitazione ecc…) hanno il pregio di mettere in relazione il soggetto con un particolare ambiente. Il contatto con la natura, che sia il mare o la montagna oppure il rapporto con il cavallo, ha molte potenzialità evolutive. Ad esempio il rapporto con il silenzio della montagna, con la forza e la dolcezza dell’acqua, oppure il legame con il cavallo che comprende non solo il contatto con la natura, ma anche con un animale ricco di potenzialità relazionali. L’evento sport in questi casi spalanca davanti al giovane atleta un mondo di possibilità interattive.

Un altro aspetto riguarda il rapporto con il proprio corpo, sia sul controllo che sulla percezione della propria forza e sull’armonia delle forze che anima la dinamica del corpo. Quando abbiamo occasione di percepire la nostra corporeità sana stiamo bene e anche le capacità “mentali” ne traggono giovamento.

Lo sport, quindi, è occasione di crescita al di là del risultato prettamente sportivo. Non va quindi circoscritto alla vittoria della competizione, in quanto questo scopo, se enfatizzato, distorce l’esperienza sportiva a mera e sterile ricerca di protagonismo. Spesso gli sport individuali possono diventare una delle tante occasioni per mostrare se stessi in modo narcisistico. Per esempio, quando è più importare la tuta firmata piuttosto che il paesaggio di cui si gode in una giornata di sci in montagna. La finalità della vittoria è un modo miope e fuorviante di considerare l’esperienza sportiva, che invece come descritto ha enormi potenzialità sia sul piano pedagogico che sul piano dello sviluppo delle capacità psicologiche. E’ fondamentale comprendere che ogni evento si articola in una molteplicità di dimensioni, la maturità consiste nel riuscire ad interagire con quella complessità. Allargare, quindi, la coscienza dell’esperienza è un metodo necessario per aiutare l’evoluzione della personalità.

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