BY: Renato Barbruni

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Frankenstein di Mary Shelley
di Kenneth Branagh

L’ossessione per la vita; la lotta contro la morte; l’incapacità di accedere al senso della morte; la visione solo materialista della vita. Sono questi e temi che muovono le intenzioni del protagonista.
Victor Frankenstein è l’uomo di scienza che vuole occuparsi del dramma della morte, senza interrogarsi se poi la morte è il vero dramma della vita. O meglio ancora senza interrogarsi se ciò che rende drammatica la vita sia proprio la morte. Lo scoprirà dalle parole della sua “creatura”: “…lo sapevi che io so suonare il flauto? dimmi, ho un’anima io? o questo è un aspetto che hai trascurato; mi hai creato da tanti corpi, ma chi sono io?” E Victor non sa rispondere, poiché non ha colto il senso e il valore soggettivo dell’essere da lui ideato, o quella strana cosa che nasce come trascendimento da una moltitudine di frammenti, l’anima.
La Creatura senza nome e senz’anima, è l’ombra di Victor, in essa sono presenti la potenza della vita, ma soprattutto la orribile rappresentazione che scaturisce dalla negazione della morte. La Volontà di Potenza diviene per Victor padrone e motivo della sua progettualità; tema attuale della scienza.
Victor nell’intera sua vita continua a eludere la domanda terribile ch ela sua ombra gli porta inseguendolo in ogni luogo. Qual è il senso della vita, ma soprattutto qual è il senso della morte?
La conoscenza come presa e dominio sulla natura, una conoscenza che non aiuta a interloquire con la natura, ma pretende di dominarla epurandola da ciò che la ragione non comprende e non può quindi accettare. E’ qui delineato lo schema di pesniero della cultura contemporanea.

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