BY: Irene Barbruni

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The Hole

Regia Nick Hamm
Sceneggiatura Ben Court, Caroline Ip
Interpreti Thora Birch, Desmond Harrington, Keira Knightley, Embeth Davidtz
Durata 102
Montaggio Niven Howie
Musiche Clint Mansell
Fotografia Denis Crossan
Paese, Anno Gran Bretagna,2001
Produzione Cowboy Films, Film Council, Granada Film Productions, Impact Pictures, Le Studio Canal+, Pathé Pictures
Distribuzione Nexo
Note: Adattamento di un romanzo di Guy Burt, After the Hole, il film, nato da un difficile parto (di 7 anni!)

Due ragazze e due ragazzi, studenti di un’esclusiva scuola inglese, decidono di boicottare la gita scolastica e passare un week end “alternativo” in un buco che conduce ad un sotterraneo.

Nella prima scena del film c’è lei, l’unica sopravvissuta, che cammina stremata, sanguinante e sporca verso la scuola deserta. Arriva ad un telefono, chiama il pronto intervento ed emette un urlo lacerante.

Due sono le verità su quello che è accaduto nel buco: la versione dell’unica sopravvissuta e quella del presunto maniaco che avrebbe rinchiuso i quattro in quella trappola.

I due temi principali del film sono: il buco che rappresenta simbolicamente il lato oscuro della nostra anima che si trasforma in puro orrore e il tema della passione che può spingersi fino a sconfinare nella pazzia.

La macchina a mano della prima scena e il respiro di Liz, che corre sporca e barcollante in una scuola deserta, pongono lo spettatore dentro la sofferenza penetrante della protagonista che diventa immediatamente vittima ai suoi occhi come di fronte alla psicologa che nel film la ascolta. La storia della tragedia è vista attraverso il racconto della protagonista fatto di flashback; la suspense è giocata sulla scena di uno spazio claustrofobico e buio, ripreso con squarci di luce che trafiggono la notte come le torce elettriche.

Il film si muove su due ambientazioni diverse: la scenografia gotico-oxfordiana del campus e il buio del sotterraneo; ed è forte la contrapposizione tra il colore e l’oscurità. Un mondo superficiale e luminoso fatto di gioventù che ha voglia di divertirsi: sotto tutto questo però c’è un lato oscuro, un buco che inghiotte i quattro ragazzi rendendoli prigionieri e schiavi della loro stessa voglia di trasgressione ed evasione.

Thora Birch (la ragazzina di American Beauty) esce dopo 18 giorni di prigionia in un sotteraneo sporca e sotto-shock. La protagonista riveste la doppia immagine di angelo e demonio ma, in entrambi i casi è una ragazza follemente innamorata. E’ infatti per l’amore non corrisposto per un ragazzo che la tragedia ha inizio.

“Lui era la ragione per cui respiravo, sono rimasta lì ad ascoltare il mio cuore che moriva e la mia anima che sanguinava…desideravo talmente tanto stare con lui che avevo la sensazione di essere in cielo…poi ho pensato…almeno in questo modo non invecchierà mai, non mi tradirà mai, non mi lascerà mai…in questo modo sarà perfetto.”

Liz pronuncia questa frase verso la fine del film quando racconta il momento in cui il proprio amato muore dopo una serie di sofferenze inflitte proprio da lei, che giura di amarlo in un modo talmente profondo che nessuno può comprendere. Ma di che amore si tratta? Amore che diventa possesso e che fa tramutare l’altro in un oggetto, l’oggetto d’amore, che diventa schiavo dei propri desideri. La protagonista dice chiaramente che nel momento in cui il ragazzo che ama è steso a terra morto è finalmente perfetto, perché è finalmente gestibile. La ragazza fin dall’inizio del film tenta di catturarlo come fosse una preda, mai di conquistare il suo amore, ma cerca di metterlo sotto il suo controllo. Anche l’amica è usata come oggetto per arrivare ad un fine (vedi la scena in cui la ragazza sta vomitando ormai morente e Liz parla del suo bacio tanto atteso con il ragazzo dei suoi sogni). A volte la realtà è completamente diversa da ciò che pensiamo di vedere e l’amore può mascherare un lato oscuro e minaccioso.

Nel film i quattro ragazzi pensano che il nemico sia fuori ma in realtà è fra di loro, dentro il buco. Una metafora che simboleggia come spesso noi cerchiamo la ragione della nostra prigionia al di fuori di noi, ma la chiave per la nostra libertà è proprio dentro le nostre tasche.

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