BY: Irene Barbruni

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La timidezza è un tratto caratteriale che riguarda l’eccessiva paura del giudizio dell’altro, senzazioni di inadeguatezza che si tramutano in difficoltà nell’interazione sociale. Più profondamente, è un sentimento di pudore, cioè il timore di essere visti nell’intimo di se stessi. Questo tipo di sentimento non deve essere confuso con la bassa autostima o con l’evitamento delle situazioni sociali (o fobia sociale) o l’introversione. Anche se in alcuni casi queste tre situazioni possono essere co-presenti. Molte persone di potere e di successo hanno un tratto di personalità timido e ciò testimonia che non è sempre presente una bassa autostima. Inoltre, il fatto di aver timore del giudizio dell’altro non vuol dire necessariamente essere introverso, ossia essere chiuso nel proprio mondo interiore. Infatti chi è timido si trova spesso da solo perché evita le situazioni sociali che lo mettono a disagio, ma vorrebbe in realtà condividere maggiormente con gli altri la propria vita. Invece, chi è introverso predilige attività che può fare da solo. A volte però non è così facile comprendere quanto la scelta di stare da soli sia dovuta ad un reale bisogno di stare con se stessi, oppure da una paura del giudizio dell’altro.

Spesso la timidezza si osserva nel periodo infantile e adolescenziale dove ci si aspetta una maggiore propensione al contatto con l’altro. Bisogna considerare che nemmeno un’eccessiva estroversione verso il mondo esterno e relazionale è ottimale per lo sviluppo della personalità. Questo perché per uno sviluppo armonico delle nostre possibilità di evoluzione, dobbiamo nutrirci sia di contatto con il mondo esterno che con il mondo interiore. Certo la persona timida è eccessivamente preoccupata di ciò che accade dentro se stesso, ma nello stesso tempo coltiva una sensibilità verso il proprio mondo emotivo e relazionale. Ecco che nel momento in cui la persona con carattere timido si accorge che la sua sensibilità lo rende un amico, un compagno che gli altri cercano proprio perché è in grado di cogliere con maggior profondità l’altro, acquisirà quella giusta sicurezza per non evitare il contatto con l’altro. Molti bambini timidi che riescono ad affrontare il timore, accettando la loro natura, diventano adulti con particolare sensibilità.

Quindi, per rispondere alla domanda iniziale “la timidezza è un valore o un non valore?”. Sicuramente si parte da un’accettazione di un lato che non può e non deve essere giudicato come negativo e successivamente affrontare il disagio che diventerà meno prepotente e lascerà maggior spazio di scelta e una maggior espressione di se stessi. Quindi il sentimento di timidezza o di pudore, indica un tipo di personalità particolarmente riflessivo dove la ricerca del proprio valore soggettivo è posto al centro.

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