BY: Irene Barbruni

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A differenza della violenza fisica, che si rende visibile dai gesti violenti e lascia segni sul corpo, la violenza psicologica è meno evidente in senso concreto poiché colpisce il mondo interiore del soggetto. Spesso, se sentiamo parlare di maltrattamento ci vengono in mente le aggressioni fisiche, ma la violenza psicologica è un vero e proprio abuso che può assumere forme diverse. Si può parlare di questo genere di violenza quando siamo in presenza di comportamenti, atteggiamenti che generano un determinato clima psicologico e che si ripetono nel tempo, ma che possono essere più o meno intensi e più o meno nascosti.

Per descriverla dobbiamo considerare sia ciò che possiamo osservare nel soggetto che mette in atto gli abusi emotivi, sia la vittima con i suoi stati d’animo.

Nel primo caso abbiamo una personalità che tende a sviluppare atteggiamenti di dominio e di controllo sugli altri, specialmente verso quelle personalità più inclini a farsi dominare.  La volontà di potenza del dominante si può esprimere attraverso atti, modi e parole che tendono ad umiliare l’altro, svalutandolo e criticandolo. Generalmente non sono critiche costruttive, vale a dire critiche che mirano al miglioramento dell’altro, ma sono finalizzate ad instillare insicurezza per rendere quella personalità sempre più debole e adatta ad essere comandata e dominata. Il potere fine a se stesso è la vera finalità di queste personalità, che vivono un notevole piacere a sentire l’altro succube ed intimidito. Non dimentichiamo che il piacere per il potere è uno dei sentimenti più forti dell’essere umano; è proprio la lotta contro questo demone a caratterizzare le personalità che anelano ad esprimere atteggiamenti di pace e di concordia.

In queste situazioni possiamo osservare delle critiche che inizialmente riguardano dei commenti negativi saltuari, fino ad arrivare a veri e propri insulti anche in contesti sociali. Le azioni praticate dal dominante si sviluppano fino a invadere ed inquinare le scelte personali del dominato (dal vestire alle scelte di lavoro ad esempio), ad avere un controllo sulla vita quotidiana (come gli spostamenti e i contatti sociali). Spesso chi sta mettendo in atto comportamenti dominanti tende ad attribuire alla vittima la causa dei propri atteggiamenti aggressivi. Inoltre vi è la tendenza ad isolare l’altro attraverso un progressivo discredito delle persone familiari e delle amicizie: la vittima rimane quindi isolata e vive sentimenti di colpa e vergogna.

Chi subisce violenza psicologica vive una profonda ferita sul senso di sè, in quanto si sente costantemente come se ci fosse qualcosa di sbagliato in se stesso. Il vissuto di vergogna e di smarrimento esistenziale comporta la difficoltà a chiedere aiuto aggravato dall’isolamento dai familiari e conoscenti. Questo tipo di violenza va a colpire l’idea che la persona ha di se stessa deformandola: questa deformazione causa un’ulteriore sofferenza in chi la subisce. Essa non è solo fatta di parole, ma di atteggiamenti, di clima psicologico in cui la vittima si sente imprigionata poiché pensa che sia vero ciò che gli viene gettato addosso, fino a credere di essere la causa della sua sofferenza.

Ci sono personalità che hanno una sorta di capacità al plagio; ossia possiedono delle loro caratteristiche che in relazione a determinati soggetti riescono a creare uno stato di soggezione che limita o a volte addirittura esclude la libertà di determinazione dell’altro. Nei rapporti di amore malato, ad esempio, osserviamo un soggetto che ha potere e dominio sull’altro. Troviamo questo tema in diverse opere come, ad esempio, il dramma di H. Ibsen “Casa di bambola” dove la protagonista femminile si convince di essere poca cosa in confronto al marito, anche se è lei che lo aiuta in silenzio. Quest’ultimo invece non sopporta l’idea di essere stato aiutato proprio da lei, una donna che in fondo lui non apprezza. Anche nel romanzo “Ritratto di signora”  di Henry James, troviamo il tema del potere: un’ombra che può essere parte di molte trame amorose. Questo perché l’offerta di sé, che fa parte dell’amore, spesso è scambiata per resa e quindi vittoria di uno su l’altro.

Dobbiamo anche considerare la violenza psicologica presente nei mass media e nella società. Certe immagini o anche espressioni linguistiche sono violenza psicologica perché violano l’idea intima che uno ha di se stesso. E a questo riguardo è bene riflettere sul mondo dell’infanzia che purtroppo non è, a mio giudizio, tutelato di fronte al significato celato dietro alcune immagini, pubblicitarie e non, che ad uno sguardo attento non possono non risultare atti violenti di fronte ad una personalità in crescita.

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